Itinerario Storico - Artistico - Culturale

Appuntamento nel Piazzale davanti alla Chiesa di San Vito

La partenza inizia percorrendo per un breve tratto Via San Vito. Si giunge alla fontana con il suo “lavandaro” dove si prende Via Adenauer (già Via Chiesa). La strada è ben tenuta fino all’abitato, poi cambia diventando uno stretto sentiero sassoso (attenzione agli scivoloni!) chiuso da siepi spontanee.
Percorso circa mezzo chilometro a destra un’apertura si apre in una zona prativa ben tenuta dove sono state piantate ben allineate piante di melo. Data la difficoltà di trovare il cancello aperto per la nostra meta, si suggerisce di scendere (con civiltà) fino ai ruderi (parte dell’antico convento benedettino poi “mensa vescovile”) e raggiungere così il piccolo piazzale della chiesa-canonica e campanile. Un breve riposo per godere dell’atmosfera di questo tranquillo luogo già appartenuto ai Benedettini divenuto nel 1930 Parrocchia ed ora proprietà privata. Il Dott. Pabst, attuale proprietario, provvide al completo restauro della chiesa prima esternamente, poi internamente. Purtroppo l’interno è privo degli antichi altari strappati (è il caso di dirlo!) dalle loro basi: l’Altar Maggiore nel ’50 trasferito nella nuova Chiesa parrocchiale ora è sparito dopo il restauro di questa nel ’90. Con i lavori di ripristino del piazzale è stato ritrovato il piccolo cimitero dei frati benedettini sepolti alla base esterna dell’abside. Ripreso il cammino si scende in piano prendendo a destra Via Foscolo che sale ancora con due tornanti: si possono osservare le antiche chiuse che servivano a trattenere l’acqua che scendeva impetuosa dai corsi dei torrenti in piena che avrebbero inondato la pianura facendola impaludare. Eccoci in alto, arrivati al complesso della corte grande benedettina. Qui nel periodo longobardo si esercitava il potere dell’ordine militare, giudiziario, amministrativo.
Era la sede del “Gastaldo” dove facevano capo quelle piccole che avevano sedi nei “vici”. Resta ancora la torretta della campana che chiamava i monaci alla preghiera e la loggia dove guardavano le loro celle. Il complesso rimane proprietà dei benedettini fino all’ottocento quando, con l’arrivo delle truppe napoleoniche, venne soppresso l’ordine e venduto al demanio il convento. Acquistato dai Valmarana venne venduto ai De Bortoli e quindi alla Famiglia Targon. Il ritorno può essere fatto in due modi: o ritornare risalendo Via Adenauer, oppure prendendo il sentiero (segnato in bianco-rosso) che porta alla Fontana Valentini da dove in discesa si prende la Via S. Vito fino alla Chiesa nuova.

Chiesa di San Vito

San Vito

La partenza ha inizio percorrendo Via Lampertico: a sinistra una “baita” sede di tutte le attività socio-culturali della contrada, a destra Villa Pilotto, già Brendolan, ora Dalla Rovere.

Davanti ad un’antica possente colombara, rivestita nello zoccolo da pietre quadre forse del ‘500, fu addossato ai primi dell’800 un modesto dignitoso villino, la cui facciata si rialza al centro con un timpano triangolare dove lungo la linea di gronda la trapuntano tre occhi ellittici e tre acroteri che ne sono gli ornamenti.

Il recente restauro di tutto il complesso, dopo lunghi anni di abbandono, ha messo in evidenza la grande barchessa porticata ricavandone due sale sovrapposte in luogo della stalla e della “tezza”. Sono stati pure recuperati i due fabbricati rurali posti davanti ad altri edifici. Essendo la villa rivolta a mezzogiorno e perciò ben esposta, lungo la scarpata sono stati piantati ulivi per cui tutto l’insieme ha assunto l’aspetto di un “habitat” quasi mediterraneo.

Ora la strada gira attorno al monte restando sempre in quota: a sinistra due villette anni ’80 e a destra una casa anni ’60 con un “brolo” ricco di alberi da frutto. Ancora a sinistra un ricovero attrezzi agricoli in mezzo ad una vasta radura; il luogo, in sintonia con la natura, da’ un’idea di pace e serena tranquillità. Il percorso ora in discesa supera l’agriturismo dei Polo, poi continua in salita fino ad un cancello automatico moderno che si apre su una lunga strada diritta che sale fino ad una villa moderna costruita sul cocuzzolo di un monticello. Che qui fosse presente il pascolo magro lo testimonia la presenza di ricoveri adatti per le pecore durante l’inverno ricavate nelle mura lungo la strada costruita dai militari durante la 1a Guerra Mondiale (1915- 18). Quasi tutti gli abitanti di questa parte della contrada di San Vito proveniva dall’Altopiano ed erano pastori. Si insediavano nelle vecchie case abbandonate che appartenevano ai Bonin e ai Valmarana, proprietari anche di boschi di castagno.

Più in basso una contrada conserva il toponimo Ca’ Vecchie. La famiglia più importante era quella dei Marini governata con autorità dal “Vecio” Gasparo pastore che aveva inanellato il lobo dell’orecchio sinistro secondo l’usanza dei pastori e marinai (se la morte coglieva la persona che portava l’orecchino d’oro lontano da casa questo serviva come pagamento per la cassa e la sepoltura). Una deviazione a sinistra lungo un breve sentiero sassoso porta allo “Scaranto” delle Ca’ Vecie: l’acqua un tempo era condotta forzatamente più in basso dove faceva muovere le ruote di un mulino (Menon) ora scomparso. Si arriva in una corte dove appare una nobile costruzione che fu dei Bonin (lo stemma sul fronte ce lo conferma) in parte ancora intatta, anche se per metà fatiscente, nell’altra restaurata di recente.

Ormai si è in piano ancora poche centinaia di metri e si arriva alle vere Ca’ Vecchie. Oltrepassato un cancello si può entrare nella corte passando sotto l’arco della torre: di questo antichissimo edificio rimane ancora intatto il muro ad oriente oltre alcune aperture (una porta e delle finestre) per cui appare di difficile lettura tutto il complesso. La via del ritorno è uguale all’andata con una eccezione: per una deviazione dove si raggiunge la corte degli Zerbato: giù nulla più rimane degli antichi ricoveri essendo state ristruttura- te le case in anni recenti. Si ritorna sempre in salita al piazzale della Chiesa.

P.S.: Chi volesse continuare oltre le Ca’ Vecie può giungere, superata la Strada Provinciale Bocca d’Ascesa, fino al Laghetto delle Ca’ Vecie e di là a Sant’Apollonia.

Ringraziamo la Professoressa Vittoria Rossi per la collaborazione fornita nella stesura del testo.

Cimitero di San Vito

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