Il Sentiero di San Vito e della Fontana dell'Orco

Il Sentiero di San Vito e della Fontana dell’Orco

(percorso 3 ore).

Il sentiero è curato dal gruppo alpini di S.Vito ed è indicato con segnali bianco rossi. Dal centro di San Vito, di fronte alla chiesa parrocchiale, si imbocca via Lampertico e si passa dietro Villa Pilotto Brendolan e si giunge sino a monte delle contrade Mulino e Cavecchie.
La strada diventa bianca ed, in corrispondenza di un tornante, la si abbandona per scendere su un viottolo a sinistra per raggiungere la fontana dello "scaranto”, che in passato alimentava un mulino ad acqua. Da qui il sentiero sale nel Bosco della Marognetta e, camminando per un viottolo, si raggiunge il Covolo della Marognetta, rifugio naturale che presenta una "piletta" scavata nella roccia dove un tempo, di nascosto, si pestava il tabacco, la polvere da sparo ed altre essenze.
Superato il viottolo si raggiunge un bel sentiero e, scendendo, tenendo sempre la sinistra, si costeggia il Bosco Brendolan.
Giunti all'incrocio con la strada asfaltata si sale a destra per circa 120 m. verso il "castegnile".
Da qui un sentiero sulla sinistra scende verso la Fontana Valentini. Ad un primo albio per abbeverare il bestiame si sono aggiunti due “lavandari”.

Giunti sul Col della Bianca prima di arrivare ad una casa, la passeggiata può semplificarsi imboccando il sentiero sulla sinistra, evitando così la parte più faticosa, ma anche più bella, dell'itinerario. L'itinerario principale risale, dopo una brusca deviazione a destra, un ripido costone roccioso per giungere alla Fontana dell’Orco.

Nei pressi della fontana affiora il più rappresentativo tra i filoni vulcanici dei Colli Berici. Il bosco era un luogo di leggende e paure ove dimoravano orchi, streghe, folletti e fate. Il toponimo porta alla mente la gigantesca creatura di un orco che, a gambe divaricate, invitava il viandante a passarvi sotto e quando ciò avveniva le sue risate risuonavano lugubri.

Continuando il cammino si raggiunge Contrà Cenge, si imbocca un ripido sentiero sulla sinistra, si supera il serbatoio dell'acquedotto e si raggiunge la boscaglia di carpini e la si percorre fino a che si giunge alla base di una parete rocciosa dove si apre il Covolo dell’Orco, la più grande grotta naturale della zona.

E' un'ampia caverna di una ventina di metri, abitata da uomini nella preistoria, adibita, sino al secolo scorso, a ricovero di pastori e abituro di povere famiglie.

Dal covolo si prosegue per un sentiero accidentato per sbucare alla Bocca del Scaranton proseguendo per la carrareccia. Arrivati al tornante si prende un sentiero che conduce alla vecchia Cava Priara. L'aria, tiepida d'inverno e fresca d'estate, preannuncia l'antica cava ora abbandonata.

Con cautela attraverso una galleria si entra nella cava. Si scende a valle per la vecchia e ripida Strada delle Priare per giungere alla Contrada Grotte. Al piccolo capitello si devia a sinistra per una campestre che ci riporta sul Colle della Bianca per scendere verso la Corte Benedettina. Della vecchia struttura rimane ben poco ormai anche se una bella loggia sovrapposta testimonia l'antico splendore.

Dalla cantina di questa casa si accede ad un'ampia grotta naturale.

Verso la fine dell'escursione si può ammirare un bel panorama del crinale su cui è costruito il centro storico di Brendola, dall'Incompiuta sino alla Rocca dei Vescovi, mentre sulla sinistra appare la Corte Benedettina con la vecchia Chiesa di San Vito, arroccata su un'erbosa altura. Si risale gradatamente alla fontana di S. Vito e da qui, scendendo a destra, si ritorna al punto di partenza.

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