Comune di Cinto Caomaggiore

La comunità patriarcale di Settimo

Comunità patriarcale

La comunità patriarcale di Settimo e la Chiesa di S. Giovanni Battista

settimo1

foto 1: affreschi chiesa di Settimo

Il territorio di Settimo oggi aggregato al comune di Cinto, ha storicamente vissuto in maniera autonoma rispetto al capoluogo comunale, legandosi insolubilmente alle vicende storiche del patriarca del Friuli. Nei secoli XIII e XIV fu presente a Settimo un “forestario” ossia di un ministeriale del patriarca addetto all’amministrazione della grande selva che ricopriva gran parte del territorio, e la comunità disponeva di una propria loggia comunale dove riunirsi:

La popolazione era costituita in comune: aveva cioè un Podestà, dei giurati e il diritto di "vicinia", cioè di una assemblea di tutti i capifamiglia che decideva delle cose della comunità, che nominava i suoi rappresentanti, i quali poi trattavano le cose di maggiore importanza.[5]

Avendo in campo civico fatto sempre riferimento al Capitanato di San Vito (mentre Cinto era sottoposto alla giurisdizione dei Conti di Meduna) dopo la conquista veneziana ne seguirà le complesse vicende che faranno si di sottostare dal 1445 al 1762 alla giurisdizione patriarcale.

Ciò comportava oneri e servitù nei confronti del patriarca,fra i quali il foraggio e la paglia per la sua stalla, la cura dell’orto e la manutenzione del palazzo patriarcale di San Vito, la disponibilità di trasportare i bagagli del Patriarca durante i suoi spostamenti, ecc.

Avvenimento di grande importanza per la comunità, che in campo religioso dipendeva dalla Pieve di Cinto, fu l’edificazione della chiesa S. Giovanni Battista.

Venne edificata nel 1458 avendo come protagonisti, oltre che la popolazione, due personaggi: Giovanni Battista Banchiani di S. Vito che regalò il terreno per la costruzione e Daniele di Toffolo che donò alcune sue terre perché costituissero il Beneficio per il mantenimento del sacerdote risiedente. Il campanile fu eretto nel 1622. All'inizio Settimo ebbe il titolo di "cappellania" dipendente dalla pieve di Cinto, poi nel 1868 diventò "curazia" e nel 1943 "parrocchia".[6]

La chiesa, pur essendo stata ampliata a più riprese, detiene al suo interno un ciclo di affreschi di particolare pregio artistico e storico. Fra questi sono da segnalare l'Adorazione dei Magi, il Martirio di S. Sebastiano e S. Antonio Abate eseguiti da Gian Francesco del Zotto detto da Tolmezzo (1450-1510 circa); una Madonna del Latte attribuita alla mano del Calderari (c.1500-1563), allievo del Pordenone; Storie del Battista di Cristoforo Diana, pittore secentesco di San Vito. Di particolare pregio sull’altare maggiore la pala dipinta Vergine con Bambino e santi Giovanni Battista e Marco, opera di Alessandro Varotari detto il Padovanino (1588-1648), pittore classicheggiante attento soprattutto alla prima maniera di Tiziano.

settimo2
foto 2: Madonna del latte, affresco attribuito al Calderari

settimo3
foto 3: Santi, affresco attribuito a Francesco da Tolmezzo

settimo4
foto 4: Adorazione dei Magi, affresco di Francesco da Tolmezzo

[5] Don Adriano Pescarolo, La Chiesa di San Giovanni Battista in Settimo, Cinto Caomaggiore immagini della memoria, Calendario dell’anno 2000
[6] Don Adriano Pescarolo, La Chiesa di San Giovanni Battista in Settimo, Cinto Caomaggiore immagini della memoria, Calendario dell’anno 2000

torna all'inizio del contenuto