Comune di Cinto Caomaggiore

Gli Anabattisti di Cinto

Anabattisti di Cinto

Gli Anabattisti di Cinto

Nella prima metà del XVI secolo conobbero una certa fortuna anche nelle terre venete le idee più radicali della riforma religiosa. Uno di questi movimenti, definito con il termine anabattista, si diffuse e si radicò facendo proseliti in diverse città e paesi del Veneto.

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L’anabattismo rifiutava la validità del battesimo ai neonati, riduceva la figura del Cristo-messia alla sola natura umana e, a questo, associava una visione rigorosa del messaggio cristiano che rifiutava ogni forma di violenza, negava l’uso delle armi, ripudiava ogni potere e ne invocava la pace, ricordando per certi versi la pratica delle medioevali confraternite penitenziali dei Battuti.

Anche buona parte della popolazione di Cinto Caomaggiore fu allora in grado di accogliere e di sostenere il messaggio etico proclamato dalle idee anabattiste, seppur reinterpretandolo alla luce dei propri bisogni e della propria cultura, al punto di organizzare una emigrazione di massa verso la regione della Moravia per evitare la repressione che fu messa in atto dalla inquisizione cattolica. L’esodo fu condotto dai ministri anabattisti Francesco della Sega e Giulio Gheraldi. In questo ambito si misero in luce le figure dei cintesi Agnolo e Biasio di Michiel che guidarono e animarono la comunità anabattista di Cinto. L’esodo ebbe inizio nel 1558 con un gruppo di 26 persone che portò con sè animali e “masserizie”. Altri gruppi presero la via dell’esilio negli anni successivi. Qualcuno di loro ritornò al paese e fu processato dall’inquisizione. Le loro vicissitudini sono oggi conosciuti grazie a questi documenti processuali e agli studi accurati ed appassionati di Giovanna Paolin, docente dell’Università di Trieste[7].

Una forza morale assai particolare rese capace questo villaggio di conservare almeno il cuore morale dell’antica ribellione e non a torto si perpetuerà a lungo la fama dei cintesi amici degli eretici. Con trasformazioni mitiche e adattamenti, compromessi e prese di distanza, pur sempre il ricordo era ancora vivo a molta distanza da quegli eventi e nelle sere al fuoco si doveva perpetuava ai giovani la storia del paese, la memoria di quegli avi, che la Chiesa chiedeva di rinnegare ma che avevano avuto un grande coraggio ed erano stati protagonisti di un’avventura straordinaria.[8]

Questo importante evento è oggi oggetto di una periodica rievocazione storica, con sfilata di decine di figuranti in costume e allestimento di una rappresentazione teatrale che ricostruisce fedelmente l’ambiente dell’epoca.

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Foto 2: momento della rappresentazione anabattista nella Villa Bornancini

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Foto 3: momento della rappresentazione anabattista nel piazzale della chiesa

[7] Giovanna Paolin: I contadini anabattisti di Cinto. Il Noncello, 1980
[8] Giovanna Paolin: L’avventura spirituale di un borgo contadino. Cinto Caomaggiore e la sua storia, Spoleto 2000

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