Comune di Fontaniva
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Storia del Comune

I dati del Comune di Fontaniva:
Abitanti 7630 al 1 gennaio 2005 (fonte ISTAT)
Superficie Kmq 20,62
Altitudine m 44


Fontaniva nella storia

Fontaniva, comune di campagna fino alla grande espansione economica del dopoguerra, si è ora trasformato in un centro di notevole industrializzazione da villaggio qual era; villaggio che traeva il sostentamento dall’agricoltura e da quanto poteva ricavare dal fiume Brenta che scorre lì presso: pesca, ghiaia, sassi da costruzione. La storia del paese risale a molto lontano, si riallaccia all’epoca romana: il suo territorio è infatti ancora segnato dalla centuriazione romana ed è proprio su un incrocio che è sorto il primo nucleo abitato.

Nel 1806 fu eretto in comune laico e vi fu aggregato, quale frazione, il villaggio di S. Giorgio in Brenta che si trova ad alcuni chilometri di distanza.

Dal passato emergono quali punti significativi e di riferimento per la storia del luogo, la chiesa parrocchiale con il suo alto campanile, la villa Cittadella – Vigodarzere ora Gallarati – Scotti, il fiume Brenta. La parrocchiale dedicata a S. Maria e al Beato Bertrando, fu ingrandita a più riprese durante i secoli e portata allo stato attuale nella seconda metà del secolo scorso; la bella facciata classica è stata compiuta nel 1893. Ha cinque altari, sul primo a destra stanno le spoglie del Beato Bertrando. Vi sono tele di buona mano, tra esse L’Ultima cena, attribuita a Palma il Giovane, un’altra Cena e La sentenza di Pilato attribuita al Maganza. La chiesa conserva una iscrizione, con medaglione, in onore di un parroco, dettata dal poeta Giacomo Zanella che gli era amico e che a Fontaniva era di casa.

Ma quanto di più suggestivo si riferisce al passato è il Campanile che si ritiene sia stata una torre del castello. La storia infatti riferisce che quando nel 1228 fu distrutto il castello dei Fontaniva, solo una torre fu risparmiata, quella che ora funge da campanile. Oggi un edificio certo antico, ma rimaneggiato non si va quante volte: nelle murature restano segni evidenti di destinazione diversa.

Anche a Fontaniva si trovano ville venete legate all’economia agricola del passato ed al gusto per la vita serena che si conduceva allora, appunto "in villa".

A Fontaniva ve ne sono tre: Ca’ Viero in contrada Fratta, alta sopra l’argine del Brenta, bella e di nobile architettura, appartenente al secolo XVI, decorata da interessanti affreschi nella loggia a mezzogiorno. Accanto sta l’Oratorio di S. Carlo ricordato nel 1685. Nella frazione di S. Giorgio in Brenta, oltre la chiesa che ha nobile architettura, vi è la Villa Borromeo, costruita nel secolo XVII su un’altura nei pressi del fiume, con ampio prato a barchessa. Ma la villa più notevole perché ricorda un felice periodo di cultura, eccezionale per il luogo, è quella dei Cittadella Vigodarzere ora Gallarati-Scotti che si trova appena fuori di Fontaniva sulla statale verso Cittadella. Per un lungo stradone, fiancheggiato da platini centenari, si accede alla villa che è un grande edificio, di struttura tradizionale, da far risalire al secolo XVIII. In disparte, a lato, ombreggiato da alberi, si trova un suggestivo Oratorio di gusto neogotico, costruito nel 1848, opera dell’architetto padovano Pietro Selvatico (1803-1880).

L’interesse del luogo è legato non solo ad Andrea Cittadella – Vigodarzere (1804-1870), noto ed eminente uomo politico, benemerito per attività culturali e benefiche, ma anche per la consuetudine che vi aveva Giacomo Zanella (1820-1888), il delicato poeta vicentino. Qui egli era ospite gradito quando veniva nel villaggio per incontrare l’amico, don Ottaviano Rossi arciprete di Fontaniva al quale aveva dedicato nel 1851 i noti versi "Ad un amico parroco". La villa dei Cittadella-Vigodarzere anche in seguito resterà aperta a persone illustri della cultura e si ricorda, tra gli altri, Benedetto Croce.

L’economia di Fontaniva gravita da sempre intorno al Brenta; poggiava su quanto fornivano le sue acque, dall’estrazione di sassi e ghiaia agli impianti pre-industriali di mulini e cartiere fino alle imprese odierne di cementifici. Il fiume ha dato generosamente materiale fin dal tempo più lontano e i fontanivesi, se avevano a disposizione cavallo e carretto, prelevavano dal greto ghiaia, sabbia, sassi per l’edilizia, ricavandone di che vivere. Fino a qualche tempo fa i sassi del Brenta servivano per la costruzione delle case; tre corsi di sassi e uno di mattoni. Erano abitazioni modeste, i muri spesso non erano intonacati per economia, ma la loro tessitura era varia e colorata per disegno e la si vede con un riscoperto valore ornamentale. Nel secolo scorso e prima dell’asfalto, i carrettieri di Fontaniva procuravano ai comuni dei dintorni la ghiaia per la manutenzione delle strade e i sassi per l’acciottolato dei centri urbani. Nei secoli scorsi su canali derivati dal Brenta erano installati mulini a più ruote e cartiere, che provvedevano di carta una ampia zona. Vi erano fabbriche di franci per la cottura dei sassi dai quali si ricavava calcina pregiata. Restano a Fontaniva fornaci di laterzi con impianti che usano ancora alcune strutture del passato, derivate da quelle che si possono considerare parte di una locale archeologia industriale. L’industria del calcestruzzo a Fontaniva, iniziata dopo la prima guerra mondiale, si è affermata intorno al 1950 con i pre-fabbricati, i capannoni, le cisterne e il commercio; oggi si estende su piano nazionale ed europeo.

Il Brenta è stato ed è non solo ricchezza, lavoro, sviluppo per Fontaniva, è anche la sua poesia, sebbene in passato il fiume, dal corso tranquillo e disteso nell’ampio letto, straripasse quando le piogge incessanti e il disgelo dai monti univano le loro acque. Si ricordano inondazioni che hanno alimentato racconti del terrore. Allora a Fontaniva, e ai paesi rivieraschi erano le campane ad avvertire la gente a fuggire. Oggi sugli argini, nel greto, sulla sabbia, tra i meandri del fiume spira aria vivificante e serena. Il paesaggio è mutevole con le stagioni, ma sempre bello, dall’acqua che nell’ampio letto riflette il cielo allo sfondo delle montagne azzurrine. Si va al Brenta d’estate per nuotare nelle acque refrigeranti e godere il sole distesi sulla sabbia calda, si va in bicicletta sugli argini dove vi sono strade panoramiche da godere e un silenzio ormai raro. D’inverno è la caccia che attira, si possono fare incontri fortunati di uccelli che scendono dai monti e di selvaggina rara. Il Brenta è bellezza sempre nuova e deposito di ricchezza che non si esaurisce.


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