San Pio X


Giuseppe Melchiore Sarto, divenuto papa Pio X e santo della Chiesa cattolica, nacque nel Veneto asburgico il 2 giugno 1835, secondogenito degli 11 figli di Giovanni Battista Sarto (1792-1852), cursore comunale, e di Margherita Sanson (1813-1894), cucitrice. Di essi, cinque erano di sesso maschile: Giuseppe (nato e morto nel 1834), Giuseppe Melchiore (1835), Angelo (1837), Pier Luigi (nato e morto nel 1845) e Pietro Gaetano (nato e morto nel 1852); sei erano invece le femmine: Teresa (1839), Rosa (1841), Antonia (1843), Maria (1846), Lucia (1848) ed Anna (1850).

La famiglia versava in povere condizioni, ma non era poverissima: le proprietà consistevano nella casetta abitata, in un appezzamento di tre campi ed in una mucca. La povertà ed i debiti afflissero i superstiti solo dopo la morte del capo famiglia. Nel 1835 i Sarto avevano messo piede a Riese da tre generazioni: originari di Villa Estense nel '400, si erano diramati in varie plaghe del Veneto ed erano approdati a S. Giorgio in Brenta (Padova); di qui Angelo Sarto si trasferì dapprima a Castello di Godego e poi a Riese nel 1763.

Dimostrata una profonda vocazione religiosa ed una vivacissima intelligenza, Giuseppe Sarto fu seguito in modo particolare dal parroco don Tito Fuscarini (1812-1877) e dal cappellano don Pietro Jacuzzi (1819-1902), ed avviato alle scuole ginnasiali di Castelfranco Veneto, dove risultò sempre il primo per i brillanti risultati scolastici. Studiò presso il seminario di Padova: accolto presso tale istituto per interessamento del cardinale patriarca di Venezia Jacopo Monico (1778-1851), suo conterraneo, fu ordinato sacerdote nel 1858 a Castelfranco Veneto ed inviato a Tombolo (Padova) come cappellano. Il suo ministero sacerdotale è scandito da periodici pressoché novennali: cappellano a Tombolo dal 1858 al 1867, parroco di Salzano dal 1867 al 1875, cancelliere di curia, canonico della cattedrale e padre spirituale del seminario a Treviso dal 1875 al 1884, vescovo di Mantova dal 1884 al 1893, cardinale patriarca di Venezia dal 1893 al 1903. Eletto papa il 04 agosto 1903, morì il 20 agosto 1914 dopo 11 anni di pontificato.

Nel servizio ecclesiastico si è sempre segnalato per l'acutezza dell'ingegno, per "il buon senso che ha del geniale", per la multiformità di iniziative corroborate dall'instancabilità della sua azione quotidiana, per l'incessante carità; e, ancora, per le virtù spinte fino all'eroismo, per l'intransigenza mista ad un solido pragmatismo e a fiuto particolare per l'innovazione nel solco della tradizione, per la "visione così penetrante della natura umana e delle forze che regolano il mondo e la società", doti alle quali si aggiungevano una singolare concretezza pastorale ed un peculiare spirito organizzativo, acquisiti nell'apertura al dialogo con ogni tipo di persone, pur "nascondendo un pugno di ferro in un guanto di velluto". Sono da segnalare ad esempio, l'originalità delle sue posizioni nei confronti degli ebrei ed il suo comportamento nei confronti dello stato italiano dal Porta Pia al Patto Gentiloni ("il più transigente degli intransigenti"). Possedeva quindi una personalità eccezionale che, pur non molto colta e sempre nascosta dalla sua proverbiale umiltà, non poteva non emergere e farsi notare nella Chiesa, tanto che la sua elezione a papa ha voluto il suo profeta: addirittura con l'anticipo di un decennio sui fatti, il santo giurista Contardo Ferrini (1859-1902) aveva previsto una svolta epocale dopo la morte di Leone XIII, puntando contemporaneamente il dito sul quasi sconosciuto neopatriarca di Venezia.
Le opere del pontificato hanno comportato giudizi storici antitetici: ai giudizi negativi, come quelli dello scrittore cattolico francese Francois Mauriac (1885-1970), si accompagnano quelli positivi, come quello del prestigioso storico della Chiesa belga Roger Aubert (1914-2009) , che lo ritiene "allo stesso tempo come un precursore e come un tradizionalista", cioè un papa che fu contemporaneamente un progressista ed un conservatore, ma che sicuramente "fu in realtà uno dei più grandi papi riformatori della storia, il più grande riformatore della vita interna della Chiesa dopo il Concilio di Trento".

Con lui ha avuto compimento il Concilio Vaticano I, interrotto dai bersaglieri a Porta Pia: dopo un ventennio di adattamento al mondo contemporaneo, con luci ed ombre, attese e speranze, è arrivato il momento di "Instaurare omnia in Christo" , cioè di fondare e di rinnovare tutto in Cristo: in altre parole, era scoccata l'ora delle riforme, "che dovettero passare in quell'epoca come rivoluzionare": la riforma liturgica e del canto sacro, del breviario, del catechismo, del rinnovamento dei seminari, un nuovo codice di diritto canonico, della rivitalizzazione della vita sacerdotale e della vita sacramentale, con particolare riguardo alla comunione frequente e all'eucarestia dei fanciulli, dell'urgenza di "ripensare sistematicamente" le istituzioni ecclesiastiche pressoché immobili dal Concilio di Trento, della promozione di un'attività nuova dei cattolici e della revisione del loro atteggiamento politico nei confronti dello stato italiano, di un nuovo tipo di rapporto tra gli stati e tra i popoli.

Non sono mancati nella sua vita periodi controversi, interpretati in modo molto diversificato, quali lo scioglimento dell'Opera dei Congressi, il caso Murri, la lotta con lo stato francese per la salvaguardia dei diritti della Chiesa, e la battaglia contro il Modernismo. Soprattutto per quest'ultimo motivo viene guardato come un oscurantista dai cattolici progressisti, e come un punto di riferimento dai tradizionalisti del movimento scismatico Fraternità Sacerdotale di San Pio X che si ispira a mons. Marcel Lefebvre (1906-1991). Giuseppe Sarto morì in concetto di santità poco dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quel "Guerrone" di cui da anni andava parlando: il suo ultimo pensiero fu per la pace di tutti gli uomini della terra. Nove anni dopo, nel 1923, fu aperto l'iter religioso-giuridico che doveva portarlo agli onori degli altari, culminato il 3 giugno 1951 con la beatificazione ed il 29 maggio 1954 con la canonizzazione. Il suo culto, subito diffusosi a macchia d'olio, ora sta registrando un notevole calo: tuttavia numerosissime sono le parrocchie, le chiese e le cappelle che gli sono state dedicate in Italia e nel mondo.
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