Storia del Comune

La prima citazione documentale del nome di Nervesa (Nervisia) risale ad un bolla imperiale risalente al 954 d.c. e conservata presso l’archivio di stato di Rokycany in repubblica Ceka attestante l’avvenuta donazione del territorio da parte dell’imperatore Ottone III ai conti imperiali di Treviso poi divenuti Conti di Collalto. E’ da qui che inizia la storia scritta di Nervesa, legata intimamente ai Conti di Collalto, ai possedimenti ed al castello dominante la pianura posizionato sulle verdeggianti e dolci colline di Susegana.

Storia intimamente legata ai centri religiosi, determinati dai Collalto, dell’Abbazia di Nervesa (di S. Eustachio) fondata nell’XI sec. e dalla Certosa del Montello presso la presa n. 4 sul Montello. L’abbazia conserva ancora la struttura romanica della chiesa ed anche, posizionata fuori del contesto religioso, una colonna romana del I° sec. d.c.. Qui fu ritrovata, ed ora conservata presso il Castello di Collalto in Susegana, la tomba romana del liberto Ragoniae Tertulae del I° sec. d.c. attestante la presenza romana in un sito collocato in posizione predominante e quindi molto probabilmente fortilizio romano a difesa del territorio in cui gli agrimensori romani costruirono il contesto agricolo durante il I° sec. d.c. denominato centuriazione nord di Treviso. L’abbazia di S. Eustachio, fondata durante la prima metà dell’undicesimo secolo (comprovata da una bolla papale di Alessandro III del 9-13 settembre 1062), da Rambaldo III Conte di Treviso e dalla madre Gisla, possiede una lunga storia di cultura culminata con la presenza di Giovanni della Casa che qui compose “il Galateo” e “Rime e prose” nel 1552. La storia dell’abbazia finisce sostanzialmente con la campagna Napoleonica d’Italia nei primi anni dell’ottocento ma definitiva e distruttiva fu la prima guerra mondiale con i risultati che ancor oggi si possono osservare.

La Certosa del Montello, altro sito religioso di grande importanza, nasce durante il quattordicesimo secolo (alcune notizie non comprovate restituiscono date precedenti) sotto l’egida degli stessi mecenati dell’abbazia, in un luogo che possiede la principale caratteristica per poter generare un insediamento stabile. Questa caratteristica, ripetutamente citata, è l’acqua. Elemento che in territori carsici qual è il Montello normalmente scarseggia in superficie. Come per l’Abbazia, ai cui piedi sorge uno dei maggiori esuttori carsici della parte meridionale del Montello, anche La Certosa è nata in prossimità di una risorgenza carsica importante: la Valle delle Tre Fonti dove è presente la prima testimonianza della fondazione della Certosa del Montello. In questa valle è presente la grotta di S. Girolamo in cui è certa la residenza del primo eremita (Giovanni di Fassa) e da cui successivamente prende avvio la costituzione del Certosa Benedettina.  La Certosa dopo alterne fortune, verrà smantellata dopo la campagna Napoleonica d’Italia e precisamente dopo il decreto napoleonico del 1814 in cui si intendeva limitare il potere di controllo nel territorio degli ordini religiosi a cui facevano capo queste strutture religiose. 

La Repubblica di Venezia entra in gioco nel 1339 con l’asservimento della Marca Trevigiana alla Serenissima e quindi alla giurisdizione diretta della Repubblica sul territorio. E’ con provvedimento del 1470 (“provisio quercuum”) che veniva riservato all’Arsenale il patrimonio forestale del Montello e più precisamente con il decreto del 27 dicembre 1471 in cui il Consiglio dei Dieci riservava la totalità del patrimonio boschivo disponendo pene severissime contro chi osava tagliare alberi entro tale territorio. Il dominio della Serenissima perdurò per molti secoli fino alla caduta sua caduta per mano Napoleonica. Proprio sul Montello si svolse una delle numerose battaglie per la conquista del territorio. Il bosco, per la verità, continuò ad essere preservato anche sotto la dominazione austriaca continuando a dare cospicue forniture di legnami a Venezia dominata. La morte dell’antica foresta avviene dopo la costituzione del regno d’Italia e precisamente ad opera di una legge istituita nel 1892 dal parlamento Italiano. La legge Bertolini aveva l’obbiettivo  di concedere, alle popolazioni residenti attorno alla collina, dei terreni in cui sviluppare un’agricoltura, che per la forte acidità dei terreni e l’intenso carsismo, non avrebbe avuto nessuna possibilità di sviluppo anche in una economia di bassissima energia. Le popolazioni ridotte al fame (“bisnent” – due volte niente-) avevano, unico sostentamento, il valore del bosco, cioè legnami e frutti, che in pochissimo tempo fu ridotto ad una landa desolata.

Il paese di Nervesa venne completamente distrutto durante la prima guerra mondiale, essendo situato sulla linea del fronte nel corso della battaglia del Piave o Battaglia del Solstizio svoltasi tra il 15 e il 21 giugno del 1918. Durante il fascismo venne aggiunto "della Battaglia" al nome ufficiale del comune, in ricordo degli avvenimenti. Sul Montello, sopra il paese venne costruito il sacrario del Montello, un ossario militare che ospita 9.325 caduti italiani, precedentemente sepolti in circa 120 aree cimiteriali provvisorie della zona. Il sacrario venne costruito tra il 1932 e il 1938 su progetto dell'architetto Felice Mori.

Prima della distruzione il paese ospitava una chiesa parrocchiale cinquecentesca, l'abbazia di Sant'Eustachio dell'XI secolo e alcune ville signorili (villa Soderini Berti seicentesca, con affreschi del Tiepolo, villa Volpato-Panigai, sul sito dell'attuale municipio che ne richiama le forme.

Con Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2004 fu conferita al Comune di Nervesa della Battaglia la Medaglia d'Oro al Merito Civile con la seguente motivazione:
Centro strategicamente importante tra il Piave ed il Montello, durante la prima guerra mondiale, fu teatro di violenti scontri tra gli opposti schieramenti che causarono la morte di numerosi concittadini e la totale distruzione dell’abitato. La popolazione costretta allo sfollamento e all’evacuazione, nonché all’abbandono di tutti i beni personali, dovette trovare rifugio in zone più sicure, tra stenti e dure sofferenze. I sopravvissuti seppero reagire, con dignità e coraggio, agli orrori della guerra e affrontare, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio”.
                                                                                         1915 – 1918/Nervesa della Battaglia (TV)

 
 


torna all'inizio del contenuto