Gherla

gherla

Gherla

 

Due preti col morto

La Gherla, l'antico colmello suddiviso fra Crespano e Sant'Eulalia, ricordato fin dal 1085, vagheggiato per l'amenità della posizione, si presenta con un suo volto di nobiltà, datole oltre che dalla settecentesca Villa Canal (ex Manfrotto), dalle rustiche case aggruppate ed occhieggianti dietro le siepi di viti e lungo le stradicciole campestri. L'attento visitatore può scorgere sul muraglione che delimita proprietà Canal sulla strada provinciale di Via Molinetto una pietra segnante il confine tra Sant'Eulalia e Crespano, contrassegnata da una croce e da un monogramma. Il punto veniva indicato in passato come il confine della croce ed ebbe una sua importanza.

Inquadriamo dunque la questione. Vero è che la Gherla, a cagione della sua lontananza dalla chiesa parrocchiale di Crespano era stata dal vescovo Gregorio Barbarigo raccomandata alla cura del vicino pievano di Sant'Illaria e solamente nel 1746, quando fu in visita il card. Razzolino ordinò agli abitanti della Gherla che dovessero convenire per l'apprendimento della dottrina cristiana nella chiesa di Crespano, dacché fino allora usavano per più comodità frequentare per questo ed altre cose, la chiesa di Sant'lllaria. Tra il comandare però e l'eseguire ci sta di mezzo il mare! Il fatto sta che spesso per desiderio di chi moriva i parenti anche dopo l'ordine del cardinale Rezzonico, per comodità, cittadini della contrada Gherla appartenenti alla giurisdizione di Crespano venivano sepolti a Sant'Eulalia. Allora il cardinale si mostrò più conciliante, intimando al parroco di Crespano di accompagnare il cadavere del proprio fedele fino al confine della croce e di consegnarlo al pievano di Sant'Eulalia.

Le cose però non dovevano andare per il giusto verso. Infatti quando il parroco di Crespano arrivava al confine della croce non trovava da aspettarlo il pievano di Sant'Eulalia e ... allora doveva attendere con il defunto e tutto il corteo funebre per ore intere sulla strada; altre volte il Parroco di Crespano ricambiava le cortesie al pievano di Sant'Eulalia. Per fortuna che il povero morto non aveva parola in capitolo!

La gente mormorava, si mostrava poco convinta dell'ansia pastorale dei due parroci c, forse, non riusciva a darsi ragione del loro strano comportamento. Il vescovo intervenne ancora: Quando uno dei due parroci si avvii alla casa del defunto, un messaggero sicuro l'avvisi che sta per sopraggiungere l'altro parroco; questo per salvare il decoro e la dignità sacerdotale che non deve soggiacere alla censura dei laici.

Che il confine della croce abbia dovuto assistere ad altri incresciosi inconvenienti le carte da me viste, della visita pastorale del 1746, non lo dicono. Resta una pietra contrassegnata da una croce e da un monogramma muta testimone di questa storie d'altri tempi.

Antonio F. Celotto

Torna Indietro

torna all'inizio del contenuto