Museo/Monumento

LA ROTONDA E UN TRIANGOLO

Descrizione

A pochi passi dalla Chiesa di S. Colombano si erge questo piccolo ma curioso edificio cilindrico, detto la Rotonda (o la Malintesa), che subito rapisce l'attenzione di chi vi giunge. Tale costruzione si trova in prossimità della Vecia Via della Lana (un lungo percorso di 48 km che permette di riscoprire il sentiero che un tempo veniva utilizzato dagli abitanti e dai pastori locali per trasportare la lana grezza dalla montagna alla pianura).
Il portale d'ingresso dell'edificio ci introduce in un piccolo spazio circolare. L'incavo al suo interno suggerisce la presenza, in passato, di un camino, mentre nella parte più alta si possono osservare delle fessure dove presumibilmente alloggiavano delle travi.
L'ingresso dell'edificio è sovrastato da una scritta incisa sulla pietra con le seguenti parole latine:
BONIFACIVS. SPREA. P.
ANDREAE. LATIORVM. F.
COLLE. SECTO. IMPLETA. VALLE
OLEAS. POSVIT. HANC. CONDIDIT
ANNO. SAL. M.D.CCC.XVII
che indicano che Don Bonifacio Sprea, un sacerdote di Illasi, ha "tagliato il monte e riempito la valle, piantato ulivi e costruito l'edificio nel 1817".
Nel testamento di Don Bonifacio Sprea è evidente la sua grande generosità e la volontà di donare parte dei suoi beni a diverse comunità religiose. Infatti, alla sua morte, avvenuta nel 1860, lascia in eredità al Santuario di San Colombano un campo di ulivi, chiamato "Triangolo" poiché l’appezzamento corrispondeva ad un perfetto triangolo isoscele, che includeva la Rotonda, ovvero un edificio costruito da lui stesso come luogo di meditazione e scrittura che si collocava proprio al vertice della figura geometrica.
Il triangolo formato dall'appezzamento non sembra casuale, troppo perfetto. Dev’essere stato studiato e realizzato appositamente (si giustificherebbe così quanto affermato nell’iscrizione “tagliato il monte e riempita la valle”). Il triangolo è un simbolo di perfezione e armonia che si ritrova in tutte le tradizioni; ad esempio, nel cristianesimo è simbolo della Trinità (cfr. Daniela Noli).
Il lascito di Don Bonifacio Sprea, prevedeva però l'obbligo di celebrare una messa ogni prima settimana del mese, tuttavia il reddito previsto non compensava l'onere per la celebrazione delle 12 messe annue e non essendo possibile modificare le disposizioni testamentarie, l'eredità fu rifiutata e così le proprietà furono inserite tra i beni assegnati “allo Spedale”, ossia alla Pia Opera di beneficenza istituita con un lascito dallo stesso Sprea a favore della parrocchia di Illasi.
Nel 1879, il corpo di terra con la Rotonda e gli ulivi fu affittato per un breve periodo per poi essere messo all'asta con il sistema delle 15 candele, un'asta pubblica dove i partecipanti offrivano il loro prezzo coprendo la fiamma di una candela alla volta. L'asta delle 15 candele era un sistema comune di vendita, che ha anche una certa importanza storica come simbolo di un'epoca in cui le proprietà terriere venivano vendute ai contadini e alle famiglie locali attraverso un processo pubblico e trasparente.
In questo caso, solo tre persone parteciparono all'asta, e l'aggiudicatario fu Giona Bernardo di Colognola ai Colli, che offrì 460 lire, solo 4 lire in più rispetto all'Illasiano Domenichini, già affittuario dei beni. La Rotonda, dunque, ritornò così ad essere un bene di proprietà privata come rimane tutt’ora oggi.


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