Comune di Buttapietra

Storia del Comune

La Preistoria: Il territorio era abitato nella Preistoria con stazioni prestoriche dell'Età del Bronzo in un periodo che va dal 1800 AC al 1100 AC.

Periodo Romano: Si sono trovate tracce anche del periodo romano: monete, utensili di bronzo e ferro, vetri e terracotte. Il toponimo della frazione di Settimo nasce dal fatto di essere al settimo miglio della strada Claudia Augusta da Verona , septimo ab urbe lapide, che lambiva l'attuale territorio comunale.

Il Medio Evo: Nell'XI secolo il territorio era una prevalentemente incolto e tenuto a boschi e pascoli, era praticamente privo di abitazioni ed abitato da pastori. Divenne possedimento dell'Abbazia di San Zeno. Dal XIII secolo, sotto la dominazione degli Scaligeri i vari centri, cresciuti di popolazione, ottennero di diventare comune rurale, in seguito fecero parte del vicariato di Cà di Campagna.

Il Rinascimento e l’ Età Moderna: Nel 1416 i comuni appartenenti al vicariato ottennero la libertà dalla schiavitù feudale, acquistando la giurisdizione civile sul territorio. L'inizio della storia attuale, è di quei periodi, con la trasformazione del territorio da silvano a coltivato. Al contrario di zone vicine non si dovette bonificare il terreno, ma solo costruire la rete di canali sfruttando i fontanili. Un inizio della trasformazione si ebbe con i nobili Campagna che ebbero dagli Scaligeri un fondo denominato Orlando che comprendeva la parte nord del comune e le località a sud del comune di Verona. La parte sud-orientale del territorio comunale appartenne ai Bassani Dondonini dagli inizi del Quattrocento a metà Ottocento. Se originariamente la proprietà agraria doveva servire ai Bassani per l’allevamento, con il trascorrere del tempo si introdusse la risicoltura. A questo punto l’interesse a migliorare la redditività delle possessioni si manifestò negli interventi intesi a razionalizzare la situazione idrografica. I Bassani inoltrarono “suppliche” a Venezia per ottenere l’autorizzazione ad incanalare le acque di alcune risorgive e condurle ai loro poderi: fra le prime (1557) quelle nascenti ai Magnan e che poi passeranno ai Bra (da cui il nome della fossa che attraversa Buttapietra). I Giuliari, originariamente i Uliarii, arrivarono a Settimo probabilmente nella seconda metà del Quattracento. Solo intorno al 1739 i Giuliari decisero di abbandonare la loro residenze di campagna di Brigafatta per edificare a Settimo, sulla preesistenze della corte Pindemonte, la prestigiosa casa domenicale che ancora si ammira, affidandone la progettazione ad Alessandro Pompei. La zona nord-orientale del territorio presenta i maggiori problemi per quanto attiene la documentazione storica. Non è sopravvissuto l’archivio della famiglia Dal Bovo che per secoli ebbe sul luogo estese proprietà, né quello di altre famiglie minori che la cartografia storica e altri fonti segnalano.

L’Ottocento: Nella realtà agraria di Buttapietra il passaggio fra Settecento ed Ottocento, vale a dire il”tornante” spesso decisivo della rivoluzione francese, trascorre senza significativi cambiamenti. A Buttapietra e nel circondario la proprietà fondiaria era già patrizia e tale resta. Con la nascita del Regno lombardo-veneto “la comuna” di Buttapietra conquistò l’autonomia amministrativa, prima dipendeva da Castel d’Azzano. I Comuni erano divisi in tre classi a seconda del numero di abitanti,e Buttapietra, contandone meno di tremila, venne classificato comune di terza classe. Il Catasto Austriaco entrò in vigore per Verona nel 1848, quando giunse al termine una complessa operazione, iniziata nell’epoca napoleonica, tendente a distribuire le imposte sugli immobili in modo corretto ed obiettivo. Il dato più eclatante che si ricava è l’assoluta preminenza della proprietà aristocratica, corrispondente a più del 71%, vi fu poi la persistenza di notevoli possedimenti del clero. Tutto ciò relegò in secondo piano i beni tanto della borghesia che dei piccoli proprietari contadini che occuparano poco più del 21% della superficie. Nel 1866 venivano estese al Veneto le leggi amministrative ed elettorali del Regno d’Italia, le quali prevedevano che il Sindaco fosse di nomina regia e fosse affiancato nel governo locale da un numero variabile di Assessori eletti dal Consiglio Comunale. Quale primo Sindaco di Buttapietra, era stato designato il conte Andrea Avellino Gaspari. Alla fine dell’Ottocento l’attività pressoché unica di Buttapietra era quella legata al lavoro dei campi. Nel lavoro dei campi l’utilizzo delle macchine agricole era molto limitato.

Il Novecento: Il panorama industriale della prima parte del Novecento è caratterizzato da attività artigianali con un ridotto impiego di manodopera e di macchine. Un settore tradizionale, che non ebbe un vero e proprio sviluppo industriale, fu l’allevamento dei bachi da seta e la produzione di bozzoli. La statistica dell’emigrazione all’estero, da Buttapietra, può essere inquadrata e suddivisa in tre periodi: dal 1869 al 1887, dal 1888 al 1896, dal 1897 al 1920. Nel primo periodo il fenomeno fu irrilevante, limitato a due- tre persone in alcuni anni dirette in Austria o in Germania. Nel 1876 si registrarono i primi espatri transoceanici. Il secondo periodo fu quello in cui si concentra il grande esodo transoceanico, percentualmente Buttapietra perse l’11,83% della popolazione media residente. Nel terzo periodo la grande maggioranza dei partenti non si diresse verso il Brasile, ma verso Paesi Europei (Germani e Svizzera principalmente). In questo ventennio (esclusi gli anni di guerra) la media annua degli emigrati stagionali si aggira sulle venti unità. In alcuni anni il flusso s’impenno al 32- 34% della popolazione residente. La crisi economica che seguì la prima guerra mondiale fu grave anche a Buttapietra. La seconda guerra mondiale (come per certi versi anche la prima) coinvolse la popolazione in una misura mai vista in precedenza. Il prezzo pagato alla guerra dalla popolazione di Buttapietra è assai alto, considerando i disagi di ogni genere, il peso dell’occupazione tedesca, degli sbandati e degli sfollati. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, Buttapietra è rimasto un paese essenzialmente rurale dove più della metà della popolazione attiva era occupata dall’agricoltura. Solo con lo sviluppo economico degli anni Settanta del Novecento, anche il territorio di Buttapietra si è animato. La localizzazione dei primi insediamenti artigianali ed industriali, l’espansione dei servizi, la domanda residenziale della manodopera impiegata localmente, più tardi “la fuga” dalla città e l’immigrazione hanno indotto progressive trasformazioni dell’abitato, che si è ampliato con nuove costruzioni e con i relativi servizi alla comunità.

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